Torno ad aggiornare il blog dopo più
di un anno per parlare di un film che attendevo molto e che mi ha
sorpreso come non succedeva da tempo: “Split”, ultima opera di
M. Night Shyamalan.
Ho sempre avuto un rapporto speciale
con M. Night Shyamalan. Sì, nella sua carriera ha preso delle
cantonate pesanti e per anni ha dato l'idea di aver completamente
perso la bussola: i primi problemi sono nati con “The Happening” (conosciuto qui in
Italia con il titolo “E Venne il Giorno”), arrivando poi a “The Last Airbender”
ed “After Earth”, due pellicole che hanno rappresentato il punto più basso della
carriera del regista, ricevendo recensioni negative sia
dalla critica che dal pubblico e risultando anche dei flop a livello d'incassi, partendo da budget piuttosto alti.
Senza tralasciare poi il dimenticabile “Devil”, dove figurava come produttore ed autore della storia, e l'approdo in televisione con una delle serie più nonsense degli ultimi anni, “Wayward Pines”.
Senza tralasciare poi il dimenticabile “Devil”, dove figurava come produttore ed autore della storia, e l'approdo in televisione con una delle serie più nonsense degli ultimi anni, “Wayward Pines”.
Ma prima di questi cinque anni
disastrosi, Shyamalan era riuscito ad imporsi come uno degli autori
più riconoscibili ed importanti del cinema di genere: incensato da
tutti dopo il successo di “The Sixth Sense” e le sei nomination agli Oscar, era riuscito a
confermarsi e, per quanto mi riguarda, anche a superarsi con “Unbreakable”, “Signs” e,
soprattutto, “The Village”, che è uno dei miei film preferiti in
assoluto.
La regia, dei cast sempre
azzeccatissimi, la collaborazione con alcuni fantastici direttori
della fotografia (penso soprattutto a Roger Deakins in “The Village”) e le sempre bellissime
colonne sonore firmate da James Newton Howard hanno fatto si che
Shyamalan diventasse uno dei miei registi preferiti, uno dei pochi
con la capacità di intrattenermi e farmi provare qualsiasi tipo di
emozione possibile, al netto di qualche passaggio a vuoto in fase di
sceneggiatura (penso in particolare a “Lady in the Water”, un
film comunque fin troppo bistrattato che io ho sempre apprezzato).
Dopo gli anni orribili
fatti di Razzie Awards ed insuccessi, l'incontro con il
produttore Jason Blum ha dato nuova linfa al regista di origini
indiane, con l'uscita al cinema nel 2015 di “The Visit”, per
quanto mi riguarda un horror non del tutto riuscito ma con alcuni
momenti degni di nota, segno che qualcosa stava finalmente cambiando.
Ed infatti dobbiamo tutti ringraziare
l'esistenza di “The Visit” ed il successo avuto al botteghino,
perché senza questo film non avremmo avuto il vero (e si spera)
definitivo ritorno del regista.
Da qui inizierò a parlare di “Split”
in maniera piuttosto dettagliata e con dei grossi spoiler, quindi vi consiglio di riprendere la lettura subito dopo aver visto il film, e magari anche di commentare e farmi sapere la vostra opinione.
SPOILER
“Split” è la storia di Kevin Wendell Crumb e delle sue 23 (o 24?) personalità, e nel corso del
film assisteremo a tre filoni narrativi: la parte principale
ambientata in un sotterraneo, dove il protagonista tiene prigioniere
tre giovani donne, tra cui Casey, di cui conosceremo il passato
traumatico attraverso dei flashback; la terza storyline è ambientata
al di fuori delle mura del rifugio di Kevin, più precisamente nello
studio della dottoressa Fletcher che ha in cura l'uomo ed è a conoscenza
della sua situazione.
Già dall'inizio del film veniamo a
conoscenza della possibilità che esista un'altra identità, chiamata dalle altre la Bestia; le due
personalità più forti, Dennis e Patricia, spingono per fare in modo
che questa Bestia riesca a mostrarsi ed a prendere il controllo della
luce, mentre le altre cercano, appena ne hanno la possibilità, di
richiamare l'attenzione della Fletcher, avvisandola del pericolo
imminente.
In “Split” ritroviamo molte
componenti che hanno reso speciali i primi film di Shyamalan, a
partire proprio dalla regia, con tanti primi piani, alcune splendide carrellate tra i corridoi del rifugio di Kevin ed i suoi soliti sinuosi piani sequenza. In particolare, già nei primi minuti, la scena del rapimento di Casey e delle altre due ragazze da parte di Kevin è il segno del ritorno di un grande regista, che
sa come muoversi, creare tensione e ad insinuare i primi dubbi nella mente dello spettatore, riuscendo inoltre a costruire, in pochi
secondi, un rapporto che poi si evolverà nel corso del film.
L'altro punto a favore di “Split” è
il cast, in particolare i tre attori principali: il lavoro di Betty
Buckley, interprete della dottoressa Fletcher e già vista brevemente in “The
Happening”, è notevole, in particolare nella scena in cui cerca di
smascherare la vera identità in controllo durante una delle ultime sessioni; Anya Taylor-Joy riesce a
dimostrare, dopo la splendida performance in quel bellissimo film che
è “The VVitch”, di essere una delle stelle più promettenti del
cinema, utilizzando al meglio soprattutto lo sguardo magnetico e la
sua fantastica presenza scenica.
E poi c'è lui, il protagonista del
film, James McAvoy: da quando l'attore scozzese ha iniziato a vestire
i panni di Charles Xavier la mia simpatia nei suoi confronti è
aumentata a dismisura, e qui ci regala una delle migliori performance
degli ultimi anni: delle 24 personalità di Kevin, ce ne
vengono mostrate nove, con particolare enfasi su quattro e, soprattutto quando
deve cambiare personalità nella stessa scena, è impossibile non
rimanere colpiti dalla sua interpretazione.
Personalmente ho adorato Hedwig (in particolare la scena del ballo) ma, tornando alla scena di cui parlavo precedentemente, il momento in cui rivela alla dottoressa di essere Dennis sotto mentite spoglie è stato l'highlight della sua performance, una scena magistrale.
Personalmente ho adorato Hedwig (in particolare la scena del ballo) ma, tornando alla scena di cui parlavo precedentemente, il momento in cui rivela alla dottoressa di essere Dennis sotto mentite spoglie è stato l'highlight della sua performance, una scena magistrale.
Fino a qui, ho volutamente lasciato da
parte quella caratteristica che ha reso Shyamalan particolarmente
famoso, il suo trademark: il twist, la sua grande capacità in fase
di sceneggiatura di dare un senso ad elementi apparentemente
marginali e di renderli centrali e fondamentali per la storia, di
ribaltare il punto di vista dello spettatore pur riuscendo a
mantenere una coerenza interna rispetto a quanto visto fino a quel
momento.
Ed in “Split”, il twist a là
Shyamalan assume proprio questa forma svelandoci, solo negli ultimi minuti, la vera natura del
film.
They say this one has a surprise ending
La Bestia infatti è reale e, come
viene accennato durante il film, nasce dalla convinzione di riuscire
ad elevare ogni singolo aspetto della propria persona, diventando
quasi un super umano, aumentando la massa corporea e riuscendo anche
a sfruttare superfici adatte per potersi arrampicare e,
fondamentalmente, strisciare sui muri.
L'arrivo della Bestia da quindi una svolta al
film ed apre la strada alla sorprendente rivelazione, che viene costruita da Shyamalan in maniera al dir poco perfetta, strizzando l'occhio ai fan già dalla scena della liberazione di Casey dai sotterranei dello zoo in cui Kevin lavora, con delle note musicali molto familiari a chi ha amato uno dei primi lavori del regista e che, durante il discorso finale allo specchio di Dennis e Hedwig, pronti a farsi guidare dalla Bestia una volta per tutte, diventeranno sempre più chiare svelando la vera natura del film: "Split" è infatti il sequel di "Unbreakable", più precisamente la storia d'origine di un supervillain.
La ciliegina sulla torta arriva nell'ultimissima scena, con il cammeo di David Dunn, l'eroe di “Unbreakable” interpretato da Bruce Willis, che cita la sua grande nemesi, “L'Uomo di Vetro”, l'indimenticabile Elijah Price interpretato dal grande Samuel L. Jackson.
La ciliegina sulla torta arriva nell'ultimissima scena, con il cammeo di David Dunn, l'eroe di “Unbreakable” interpretato da Bruce Willis, che cita la sua grande nemesi, “L'Uomo di Vetro”, l'indimenticabile Elijah Price interpretato dal grande Samuel L. Jackson.
Per me è difficile giudicare il film senza tener conto delle emozioni provate durante gli ultimi cinque minuti, passati tra esclamazioni di sorpresa e gioia, mani davanti alla bocca e palpitazioni: in primis perché, come si sarà capito da questa descrizione, sono uno spettatore molto "passionale": quando un film (o una serie tv) fanno breccia nel mio cuore diventano speciali (come detto in precedenza, Unbreakable" è sicuramente tra i miei film preferiti, secondo solo a "The Village" tra quelli del regista), ed in aggiunta, arrivare al cinema senza essere a conoscenza di questo incredibile colpo di scena, cosa rara al giorno d'oggi, hanno fatto diventare "Split" una delle esperienze cinematografiche migliori della mia vita, soprattutto se si pensa alla ormai diffusissima abitudine di mostrare gli highlight dei film già nei trailer e le recensioni o gli articoli che dopo pochi giorni dall'uscita nei cinema tendono a spoilerare eventi importanti delle pellicole più attese (uno degli ultimi esempi è collegato a "Fantastic Beast and Where to Find Them).
Sempre a questo proposito, Shyamalan ha proiettato il film praticamente ovunque per diversi mesi prima dell'uscita ufficiale, ed è infatti rimasto molto soddisfatto del comportamento delle persone che avevano avuto la fortuna di assistere a quelle anteprime, lasciando la possibilità a tutti di vivere questa fantastica esperienza senza la minima idea di cosa sarebbe successo.
In chiusura, "Split" è sicuramente il grande ritorno di un regista che, con l'aiuto di un produttore capace e senza la pressione di un grande budget, è riuscito a dimostrare di non aver perso il suo tocco e che, in futuro, potrà regalarci altre soddisfazioni, magari iniziando proprio dall'ultimo capitolo della trilogia di "Unbreakable", la cui sceneggiatura sembra già essere in fase di scrittura.
Sempre a questo proposito, Shyamalan ha proiettato il film praticamente ovunque per diversi mesi prima dell'uscita ufficiale, ed è infatti rimasto molto soddisfatto del comportamento delle persone che avevano avuto la fortuna di assistere a quelle anteprime, lasciando la possibilità a tutti di vivere questa fantastica esperienza senza la minima idea di cosa sarebbe successo.
In chiusura, "Split" è sicuramente il grande ritorno di un regista che, con l'aiuto di un produttore capace e senza la pressione di un grande budget, è riuscito a dimostrare di non aver perso il suo tocco e che, in futuro, potrà regalarci altre soddisfazioni, magari iniziando proprio dall'ultimo capitolo della trilogia di "Unbreakable", la cui sceneggiatura sembra già essere in fase di scrittura.
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