lunedì 15 giugno 2015

Serie TV: Game of Thrones, La Quinta Stagione

Dopo la messa in onda di "Mother's Mercy", ultimo episodio della quinta stagione di "Game of Thrones", è arrivato il momento di tirare le somme di queste dieci nuove puntate della serie.

Partendo dal presupposto che il livello dello show rimarrà sempre quanto meno buono (a livello di scenografie e comparto tecnico resta una delle serie migliori attualmente in onda), questa stagione è stata senza dubbio la peggiore, per via di alcune storyline prive di mordente e, più in generale, per una sceneggiatura spesso piena di buchi o di scelte discutibili. Andiamo a vedere nel dettaglio quali sono stati i pregi e i difetti di questa quinta stagione.




L'unica storyline che, a conti fatti, ha avuto un certo peso quest'anno è stata quella di Jon e dei Guardiani della Notte, con la nomina del primo a Lord Comandante, la morte di Maestro Aemon e la battaglia di Hardome che, insieme all'attacco dei bruti di "Watchers on the Wall", è diventata il picco più alto raggiunto dalla serie in termine di regia e uso della CGI: in questo senso, l'Emmy per Miguel Sapochnik, regista dell'episodio, sembra essere già prenotato.
La scelta di mostrarci finalmente in azione i White Walkers è stata di fortissimo impatto, riuscendo anche a creare un considerevole hype per quella che, per forza di cose, sarà una delle battaglie finali dello show.
Purtroppo, anche in questo arco narrativo ci sono alcuni elementi poco riusciti, come ad esempio il largo minutaggio dato alla storia tra Sam e Gilly, e l'eccessiva importanza conferita ad Olly, che in un certo qual modo toglie anche un pò l'effetto sorpresa sul cliffhanger dell'ultimo episodio: l'ammutinamento dei Guardiani della Notte era ormai diventato fin troppo chiaro, anche se la scena dell'accoltellamento di Jon funziona ed è, senza ombra di dubbio, la miglior ultima scena di un finale di stagione per "Game of Thrones". Nonostante la ormai consueta abitudine dello show di uccidere i personaggi più amati, risulta difficile credere che Martin abbia deciso, anche nei libri, di eliminare quello che è, a tutti gli effetti, il protagonista della storia insieme a Daenerys: la speranza è che l'arrivo di Melisandre al Castello Nero possa portare ad un qualche tipo di magia per salvarlo, anche perchè lo show, in questo momento, non può assolutamente fare a meno di Jon Snow, a differenza di quanto capitato negli anni passati con alcune morte eccellenti (su tutte quelle di Ned e di Robb).
Restano inoltre troppe situazioni lasciate in sospeso collegate a Jon, su tutte la possibilità di scoprire l'identità di sua madre, e la sensazione è che sarà proprio il bastardo di casa Stark a guidare l'armata degli uomini contro i White Walkers.




A proposito di potenziali leader, una delle più grandi delusioni della stagione è stata lo sviluppo del personaggio di Stannis, l'unico (insieme al già citato Jon) ad avere un minimo di profondità nei primi episodi, conditi da una toccante scena con Shireen, per poi farlo crollare nelle ultime settimane, con la decisione di sacrificare sua figlia e facendogli perdere, poco prima della battaglia per conquistare Winterfell, sia la moglie che Melisandre (resta difficile capire il motivo della fuga della sacerdotessa, se non per motivi di sceneggiatura e per la necessità di farla tornare alla Barriera per Jon).
A conclusione di un cammino in cui un uomo duro ma con dei forti principi si trasforma in un folle assetato di potere, arriva la sconfitta a Winterfell e l'incontro con Brienne: arrivati a questo punto viene da chiedersi in quanti, con tutte le morti e gli avvenimenti dolorosi avvenuti nella serie, siano ancora interessati al desiderio di vendetta per la morte di Renly, un personaggio marginale e che poco aveva aggiunto alla storia nelle prime due stagioni. Resta il fatto che gli autori hanno deciso di concedere a Brienne la possibilità di vendicarsi, decidendo però di tagliare al momento del colpo mortale nei confronti di Stannis: una cosa voluta per lasciare il dubbio sul suo destino, o l'ennesima prova del loro poco interesse nei confronti del personaggio, decidendo di farlo morire off screen?




La storyline che ha avuto più impatto mediatico è stata sicuramente quella di Sansa, un personaggio che nei primi episodi aveva mostrato importanti segni di crescita, grazie anche alla vicinanza di Ditocorto, per poi decidere, nel giro di un solo episodio, di farla tornare al punto di partenza, con lo stupro durante la prima notte di nozze perpetrato da Ramsay, con Theon/Reek costretto ad osservare.
Per quanto mi riguarda, questa è stata una delle tante scene mal riuscite di questa stagione, in questo caso soprattutto per colpa del personaggio di Ramsay, una macchietta che per dimostrare il suo essere pazzo e sadico si limita a fare delle espressioni buffe: la colpa principale risiede in fase di sceneggiatura, ma anche Iwan Rheon (ottimo in "Misfits") non è ancora riuscito a dare un contributo importante.
D'altro canto, è da lodare il lavoro di Alfie Allen, che soprattutto durante la scena incriminata regala una performance straziante, riuscendo a risollevare quasi tutte le scene ambientate a Winterfell.
Come nel caso di Stannis, "Mother's Mercy" ci lascia con il dubbio per quanto riguarda Sansa e Theon/Reek, che dopo l'uccisione di Myranda sono riusciti a fuggire dal castello, gettandosi però da un'altezza considerevole.




Rimanendo tra gli Stark, le avventure di Arya a Braavos non hanno avuto l'impatto che ci si poteva aspettare, con molte scene fin troppo lunghe e con pochi momenti da ricordare, nonostante il ritorno di Jaqen H'ghar: gli avvenimenti del season finale, con la violenta morte di  Meryn Trant (personaggio odiato e negativo, ma reso anche pedofilo giusto per ricordarci della sua cattiveria) per mano di Arya e, soprattutto, la conseguente punizione per aver disobbedito agli ordini, con la giovane Stark resa cieca dal Dio dai Mille Volti, lasciano dubbi per il proseguimento della storyline, che quest'anno è sembrata l'unica ad essere completamente distaccata dal resto della storia.




Passando alle vicende di King's Landing, l'assenza di personaggi carismatici come Tyrion, Tywin, Jaime e Joffrey si è fatta sentire, lasciando tutto in mano a Cersei e all'unico ingresso nel cast realmente interessante, l'Alto Passero, interpretato da un ottimo Jonathan Pryce.
Il problema principale di questa storyline è però lo scarso background dato al gruppo religioso comandato da quest'ultimo che, nel giro di poche puntate, conquistano un potere fin troppo esagerato, arrestando prima Loras e Margaery, e poi la stessa Cersei, impedendo anche a Re Tommen di poter avere parola in merito. A questo proposito, il finale riservato a questa storyline diventa ovvio già dopo poche puntate, ma nonostante ciò, la scena della punizione riservata a Cersei colpisce profondamente, nonostante un'eccessiva lunghezza, alcune reazioni evitabili delle comparse e un uso, in alcuni frangenti, non proprio ottimo della CGI; va dato il giusto riconoscimento anche alla forte performance di Lena Headey, soprattutto negli ultimi momenti della camminata e l'ingresso a corte, facendoci scoprire anche il destino della Montagna, che dopo gli esperimenti di Qyburn è pronto a servire, e a vendicare, i torti subiti dalla Regina Madre.




Il vero punto debole di questa stagione è stata sicuramente la storyline di Dorne, la cosa peggiore mai vista in cinque stagioni dello show, soprattutto per colpa delle Sand Snakes, tre personaggi scritti male e recitati peggio, e più in generale per l'intera realizzazione delle scene ambientate nel luogo d'origine del compianto Oberyn, tra combattimenti coreografati male e scelte di sceneggiatura discutibili. Il rimpianto è aver sprecato due personaggi come Jaime e Bronn in un arco narrativo del genere che, dopo la morte di Myrcella, resta purtroppo ancora in sospeso.




Le altre due storyline viste in questa stagione sono quelle di Daenerys e Tyrion, con quest'ultimo che ha passato buona parte degli episodi in viaggio, prima con Varys e poi con Jorah, mentre la Regina dei Draghi ha avuto a che fare con i Figli delle Arpie, l'ennesimo gruppo presentato male e per nulla approfondito, che sono riusciti ad eliminare ser Barristan, a far sembrare gli Immacolati dei principianti, e che per lo meno hanno ridotto all'osso le scene tra Verme Grigio e Missandei.
L'incontro tra due dei protagonisti più amati della serie, evento atteso anche dai fan dei libri, non è stato però all'altezza delle aspettative, e con Daenerys che, a tratti, mostra i primi segni di instabilità ereditati dal padre.
Gli ultimi due episodi, con il primo volo con Drogon (scena potenzialmente ad altissimo impatto, purtroppo preceduta da l'ennesimo attacco dei Figli delle Arpie coreografato e sceneggiato malamente) e l'arrivo di quello che sembra essere un Khalasar, potrebbero portare a nuovi ed interessanti sviluppi per la storia della Regina dei Draghi, ormai bloccata da troppo tempo nelle stesse problematiche.




In definitiva, la quinta stagione di "Game of Thrones" ha avuto diversi problemi, la maggior parte di questi riconducibili a scelte di sceneggiatura discutibili (l'assurda decisione di congelare per un anno la storyline di Bran, dando spazio a personaggi come le Sand Snakes, o dando troppo minutaggio al rapporto tra Sam e Gilly), compensati però dalla (quasi) sempre ottima messa in scena, dalle fantastiche scenografie e dall'ottavo episodio, "Hardhome", uno dei migliori dell'intera serie.
La vasta mitologia dello show e le ampie possibilità di sviluppo delle varie storyline fanno ben sperare per il proseguimento, con l'augurio che Martin riesca a finire al più presto i libri, potendo così intervenire anche nella realizzazione della serie.


Voto stagione: 7.5

giovedì 11 giugno 2015

Serie TV: Sense8, La Prima Stagione

Dopo un periodo di inattività, torno a scrivere sul blog per parlare della nuova serie targata Netflix, "Sense8", show creato dai fratelli Wachowski, Andy e Lana, con l'aiuto di J. Michael Straczynski, creatore di "Babylon 5".
Il coinvolgimento dei famosi registi di "Matrix" ha portato grande interesse verso la serie, tra lo scetticismo dopo le ultime, non brillanti opere cinematografiche del duo e la curiosità nel vederli all'opera nel mondo della serialità televisiva.
Ma che cos'è "Sense8"? Lo show, composto da 12 episodi, segue otto personaggi provenienti da diversi luoghi nel mondo che, improvvisamente, si ritrovano collegati, trovandosi a condividere esperienze, gioie e dolori, con però la minaccia di un'organizzazione, con a capo il misterioso Whispers, che gli da la caccia. Gli otto protagonisti sono Will, Nomi, Sun, Wolfgang, Lito, Riley, Capheus e Kala.




Le prime quattro puntate di "Sense8" mi hanno lasciato alquanto basito: trovate fantastiche miste a bruschi cali di stile, scene girate meravigliosamente seguite a ruota dal trash più becero, con alcune prove attoriali terribili e comportamenti talmente esagerati da risultare poco credibili, senza contare la quasi totale assenza di quella che poteva sembrare dover essere la trama principale, cioè la caccia agli otto, e la scelta di far parlare tutti i personaggi in inglese, decisione che lascia inizialmente interdetti e che viene in seguito spiegata, lasciando comunque più di un dubbio.
Dal quinto episodio, però, la serie riesce a far capire quali sono le sue intenzioni: raccontare otto storie, mostrarci le vite di questi otto personaggi diversissimi tra loro, con in aggiunta le prime interazioni tra loro, il vero punto di forza della serie. Da questo momento in poi, infatti, la serie è un crescendo continuo, tra scene d'azione mozzafiato, combattimenti coreografati alla perfezione, diverse storie d'amore e, appunto, le prime collaborazioni tra gli otto, che nei momenti di difficoltà si aiutano a vicenda, dando vita a momenti emozionanti e spettacolari, tra la fuga di Nomi dall'ospedale, l'incursione per salvare Riley, i diversi interventi di Sun e la condivisione di "What's Up" dei 4 Non Blondes (impossibile non trovarsi a canticchiarla nei giorni successivi).




Tra gli otto protagonisti spiccano in particolar modo Nomi (interpretata da una bravissima Jamie Clayton), la prima persona del gruppo minacciata dall'organizzazione comandata da Whispers, e Will (che ha il volto di Brian J. Smith), il più attivo nel cercare di salvare i suoi compagni e protagonista di una bella storia d'amore con Riley, ragazza islandese con un passato doloroso.
L'unico, vero difetto presente nel corso di tutta la stagione è la scarsa caratterizzazione, dovuta anche a delle storyline più deboli, di Kala e Wolfgang, protagonisti di una storia d'amore che li ha troppo allontanati dalle dinamiche generali del gruppo.




Promossi pienamente gli altri quattro componenti, con in aggiunta alcune figure secondarie come Amanita, la ragazza di Nomi, ed Hernando, che aiutano a dare spessore ai protagonisti.
Resta ancora poco chiara la trama collegata all'organizzazione, con il villain, Whispers, che nonostante le brevi apparizioni, riesce ad inquietare e ad imporsi, e con Jonas, interpretato da Naveen Andrews, che funge da guida a Will ed agli altri componenti del gruppo.




In definitiva, "Sense8" è un prodotto molto interessante e l'ennesima scommessa vinta da Netflix, nonostante alcuni difetti e cadute di stile. La speranza è quella di ottenere un rinnovo, perchè sembra chiaro che questa prima stagione abbia messo solo le basi per quella che potrebbe diventare una grandissima serie.


Voto stagione: 8.5